lunedì 5 gennaio 2015

addio Pino

Cià wajlò, 
salutaci Massimo, Eduardo e il Principe e diciangell' (diglielo) che a modo suo ogni Napoletano vero ce la mette tutta per curare Napoli da quel cancro che chiamano camorra...

giovedì 10 novembre 2011

Senza B.

Se penso a un’Italia senza B, immagino un brigadiere che si addormenta mentre intercetta le telefonate fra il professor Monti e Mario Draghi.
Oh, mica voglio un’Italia di banchieri. Ma un po’ grigia e barbosa, sì. Non moralista, morale. Che per qualche tempo si metta a dieta di barzellette, volgarità, ostentazioni d’ignoranza. Dove l’ottimismo non sia la premessa di una truffa, ma la conseguenza di uno sforzo comune.
Un’Italia solare, anche nell’energia. Con meno politici e più politica. Meno discorsi da bar e più coerenza fra parole e gesti. Una democrazia sana e contenta di sé, che la smetta di prendere sbandate per gli uomini della provvidenza e si ricordi di essere viva ogni giorno e non solo una volta ogni cinque anni per mettere una crocetta su una scheda compilata da altri. Un’Italia di politici che non parlano di magistrati, ma coi magistrati (se imputati). E di magistrati che parlano con le sentenze e non nei congressi di partito.
Di federalisti che non fanno rima con razzisti. Un Paese allegro e però serio. Capace di esportare non solo prodotti belli, ma belle figure. Vorrei essere governato da persone migliori di me. Che non facciano le corna, non giurino sulle zucche e si sfilino un paio di chili dalla pancia, prima di far tirare la cinghia a noi, ripristinando il principio che chi sta in alto deve dare il buon esempio.

Per giungere a un’Italia così, le dimissioni di B rappresentano un
primo passo. Adesso devono dimettersi tutti gli altri. Perché più
ancora di Berlusconi temo i berluscloni.

(Massimo Gramellini)

domenica 6 novembre 2011

l'odio

"l'odio è un sentimento che in un solo colpo abbraccia immense moltitudini. Quindi è facile e appagante. Mentre l'amore è selettivo, quindi più difficile"
Umberto Eco - link


Ho letto questo articolo nella rubrica "la bustina di Minerva" sull'Espresso e le considerazioni di Eco sono tanto amare quanto cristalline per la loro semplicità concettuale.
Purtroppo non posso che condividere ma vorrei aggiungere che un attimo di vero amore val più di una vita d'odio.

venerdì 30 settembre 2011

Un limbo che dura da 10 anni...






D'Avanzo, Berlusconi e la vertigine dell'onnipotenza

Un documento speciale: un'intervista video a Giuseppe D'Avanzo, giornalista sempre esposto ma che non amava apparire, morto all'improvviso a 58 anni due mesi fa. In questa registrazione del dicembre 2001 parla alla tv olandese Rtl e analizza il secondo governo Berlusconi, insiediatosi sei mesi prima. Leggi ad personam, giudici nemici e processi milanesi, progetti per riforme incostituzionali: è già l'Italia del Cavaliere

di Paulina Valkenet e Francesco Viviano

(fonte: Repubblica.it)

Ascoltare questa intervista mi fà strano e riflettere... in pratica è come se l'Italia si fosse fermata bruscamente a 10 anni fà. E in effetti se guardo al passato è proprio così! ma cosa è successo in questi 10 anni che fanno pensare a un un progresso significativo nella vita civile, culturale ed economica di questo paese???
Poco o nulla ahimé...




giovedì 11 agosto 2011

La neolingua Italiana...

 Un libro che tutti dovremmo leggere in questa estate di confusione, tumulti e tensioni socio-economiche è senza dubbio 1984 di G. Orwell.
Non solo perché, almeno così, le nuove generazioni sappiano che  "il grande fratello" non è solo il programma televisivo che viene spacciato come reality show ma sopratutto il simbolo concettuale attualissimo del totalitarismo economico-culturale che stiamo vivendo in questi anni.

Ho letto questo post sul blog di Beppe Grillo che mi ha fatto molto riflettere, ne riporto uno stralcio:

"In principio era il Verbo, poi venne la Menzogna con l'aspetto della Verità. Nella moderna lingua italiana ispirata alla Neolingua del Socing, l'ideologia totalitaria del mondo di "1984" di Orwell, le parole indicano l'opposto del loro significato originale. Chi aderiva al Socing doveva credere a tre leggi: "L'ignoranza è forza", "La guerra è pace" e "La libertà è schiavitù"."
fonte: beppegrillo.it 

Leggete QUI' alcuni passaggi del Libro di Orwell!

lunedì 3 gennaio 2011

Downsize

Da "Repubblica".

NEW YORK - "Si comincia dagli armadi dei vestiti, del resto ne abbiamo sempre tanti, troppi. Ridurre il proprio guardaroba è il primo gesto catartico, e ti dà forza per proseguire col resto della casa. Buttare via tanto, ti vaccina contro la tentazione di comprare ancora più di prima. Dopo qualche mese anche le tue abitudini di consumatore cominceranno a cambiare". Sono i consigli pratici del manuale "La sfida delle 100 cose", la Bibbia di un nuovo movimento. L'autore Dave Bruno di San Diego, in California, è adorato dai suoi fan su Facebook e ha seguaci in tutti gli Stati Uniti. Famiglie intere aderiscono a quella che si definisce una "nuova aritmetica della vita", ovvero: "minima addizione, massima sottrazione".

Liberarsi di tutto il superfluo, e resistere alla tentazione di nuovi acquisti impulsivi, dettati dai riflessi pavloviani che scatena in noi la pubblicità o l'emulazione del vicino. Imparare a vivere con 100 cose, appunto, non una di più. "In realtà quel numero non va visto come un feticcio", spiega Bruno che è aperto a compromessi e mediazioni, "ma aiuta a concentrarsi, a tenere d'occhio l'obiettivo finale". O i molteplici obiettivi. Perché il movimento delle "cento cose" in America piace agli ambientalisti, ovviamente, ma raccoglie anche consensi di colore molto diverso.

Ha una funzione economica: l'America vuole imparare a vivere entro i limiti del proprio reddito, curandosi dalla tentazione di indebitarsi. Ha una dimensione psicologica, la liberazione dallo stress, e non a caso sorge in parallelo la figura professionale del "life-coach", colui o colei che ti allena alla vita, una sorta di psicoterapeuta delle scelte quotidiane. Infine c'è una scelta educativa: bisogna preparare figli e nipoti a vivere sereni con meno cose, visto che queste saranno le prime generazioni occidentali costrette a ridimensionarsi rispetto ai genitori. E così con tante motivazioni diverse, un esercito di famiglie americane si riconosce nella nuova definizione di "personal downsizers".

Il "downsizing" era stato sinonimo delle feroci ristrutturazioni aziendali, licenziamenti di massa per fare più profitti, e come risultato finale produceva un'industria manifatturiera sempre più rimpicciolita. Ora il "downsizing" lo adotta questa nuova tipologia di consumatore. Il Washington Post racconta una giornata in casa della famiglia Swindlehurst, a Minneapolis, che inizia dal grande gesto di catarsi: svuotare armadi, soffitte, ripostigli, cantine e garage. Sembra la riscoperta di una tradizione antica, gli yard-sale, la vendita sul marciapiede di casa degli oggetti di troppo, che le famiglie americane hanno sempre praticato per svuotarsi del superfluo in occasione di matrimoni, traslochi, funerali.

Ma ora è diverso, il grande ripulisti non è la premessa per tornare all'assalto degli ipermercati. Uno studio della compagnia assicurativa MetLife rivela che il 40% della "generazione millennio" (americani nati fra gli anni Ottanta e i primi anni Novanta) è convinta di avere già tutto il necessario: erano solo il 28% nel 2008, agli albori della grande crisi. La percentuale di quelli che si sentono sotto pressione per "comprare di più" è scesa dal 66 al 47% durante la recessione. E non è un fatto esclusivamente generazionale. Il 77% degli americani di ogni età si dice convinto che per migliorare la qualità della vita oggi le relazioni con gli altri esseri umani sono più importanti del benessere materiale.

Sean Gosiewski, direttore della Alliance for Sustainability, saluta questa evoluzione dei valori: "Ci aspettano vent'anni in cui dovremo tutti ridimensionare le nostre aspettative di consumo e adottare abitudini di vita più semplici, tanto vale cominciare subito e con lo spirito giusto". Per esempio usando i primi giorni di riposo del 2011 per riunire la famiglia e redigere la lista delle "cento cose di cui non possiamo davvero fare a meno".
Un gioco divertente, assicurano i fan del movimento, e che ci aiuta a scoprire tanto di noi stessi. Oltre a liberare spazio disponibile, metri quadri preziosi, occupati da stratificazioni di oggetti inutili forse già al momento del primo acquisto. (03 gennaio 2011)